Pd, è il giorno della direzione. Letta: “Costruire l’alternativa alla destra”
“Il simbolo rimanga come è, racconta il servizio all’Italia”, dice il segretario. “Il Pd torni il partito pugnace che fece cadere il governo Berlusconi”
“Far nascere il Pd è stato un successo, è stato e sarà una storia positiva per il Paese”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, nella relazione alla direzione del partito, al Nazareno. “Gli elettori ci hanno dato il mandato di essere la seconda forza politica e di guidare l’opposizione, di costruire un’alternativa partendo dall’opposizione. Siamo gli unici ad avere costruito una alternativa politica alla destra. Gli altri hanno fatto elezioni sostanzialmente in alternativa a noi”.
Letta analizza quanto è accaduto alle elezioni politiche: “Siamo andati alle elezioni con un profilo non compiuto,” e “non siamo stati considerati interlocutori di quella fascia di società formata da quelli che non ce la fanno”. Ma poi vuole soprattutto guardare al futuro: “Quello che voglio proporre è un ragionamento chiaro e netto sul futuro – dice – questa direzione parla al futuro”.
E nel futuro, secondo il segretario, c’è ancora posto per lo storico simbolo. Discuteremo del Pd, anche del “suo simbolo, che amo. La mia personale scelta è perché il simbolo rimanga esattamente così com’è, perché racconta il servizio all’Italia, esattamente quello che gli elettori ci hanno chiesto con un mandato molto forte, da qui dobbiamo partire”. Con un’aspettativa: “Vorrei che il Pd tornasse all’esperienza di partito pugnace che fece cadere il governo Berlusconi e che portò il rapporto debito/Pil al 100 per 100″.
C’è poi la questione dei capigruppo, “la nostra rappresentanza in Parlamento racconta di un fallimento chiaro e evidente” dice il segretario. Una rotta da correggere, “a partire dalle prime scelte che dobbiamo fare in Parlamento non possiamo tornare indietro rispetto alla necessità di avere entrambi capigruppo femminili. Sapendo che dall’altra parte ci sarà la prima donna primo ministro del nostro paese”.
Sulla legge elettorale, Letta si dice pronto a cambiarla: “Noi siamo disponibili a cambiarla, con le altre forze politiche. Abbiamo visto che ha dato tanti effetti negativi, pessimi. Voglio citare una per tutte la nostra presidente Valentina Cuppi”.
La proposta, dunque, è quello di un congresso costituente e quella di oggi è la prima tappa di una discussione politica che, nelle intenzioni del leader dem, servirà a definire insieme a tutto il partito il percorso .
Un appuntamento che lo stesso segretario ha fissato dopo un risultato elettorale deludente, ma “non drammatico”, come hanno ripetuto anche nelle ultime ore i big del partito impegnati a respingere le sirene che evocano lo scioglimento del partito. Perché, con quasi il 20 per cento dei consensi, i dem sono pur sempre la seconda forza parlamentare, dopo Fratelli d’Italia, e la prima dell’opposizione davanti ai Cinque Stelle. Quest’ultimo non può e non deve essere un appuntamento ordinario, ma una vera occasione costituente. Da qui, dunque, si deve ripartire per il segretario Letta che nella relazione al parlamentino dem, oltre alla proposta del percorso cosi’ come abbozzata nella lettera agli iscritti di venerdì, offrirà anche alcuni punti di analisi del voto e soprattutto il quadro generale esterno al Pd.
Il calendario parlamentare dice, però, che la priorità è organizzare l’opposizione. Letta ricorderà che dopo un decennio di governo ininterrotto, fatta eccezione per la parentesi del Conte 1, al Pd compete il dovere di indossare gli abiti dell’opposizione e di farlo nel modo più convinto e determinato possibile. Il segretario è convinto che quanto accade nel centrodestra (il pressing si Salvini e Berlusconi in particolare) sia solo il preludio delle divisioni che scandiranno la vita del governo Meloni. Questo ruolo di opposizione il Pd dovrà impararlo a svolgere in fretta e contemporaneamente al lavoro “costituente” al suo interno.
Letta è consapevole che il lavoro richieda del tempo, ma è altrettanto certo che il partito non può permettersi di arrivare alle calende greche. L’obiettivo, dunque, è chiudere tra febbraio e marzo 2023. Una necessità, quella di affrettare i tempi, dettata anche dalle scadenze elettorali, come l’appuntamento con le regionali in Friuli Venezia Giulia e Lombardia. C’è, poi, la componente di Base Riformista, che sostiene la corsa al Nazareno – non ancora ufficializzata – di Stefano Bonaccini, a spingere perché “non si allunghi il brodo”.
Di “ricostruzione” parla l’ex ministra ed ex presidente del Pd Rosy Bindi che aveva parlato di “scioglimento” del partito e al riguardo precisa: “La parola è stata presa in senso letterale ma il significato vero corrisponde a quello che in molti hanno detto in questi giorni: rifondazione, ricostruzione, non liquefazione. Ora, se il Partito democratico, che è la forza politica frutto delle grandi culture popolari del Paese, non si intesta un impegno per la ricostruzione di un campo di sinistra finisce per diventare un blocco. A questo sono interessata, non certo alla distruzione di quella storia”, afferma.
Un tema su cui la direzione è chiamata a confrontarsi. Alla relazione di Letta seguirà un dibattito ampio che il segretario auspica possa essere “il più serio e approfondito possibile“. Alla fine, come di consueto, la replica e la votazione dei membri della direzione.